Schifano una famiglia di artisti

Claudio Schifano nasce a Siracusa nel 1953, pittore autodidatta con una lunga e prestigiosa carriera artistica. La sua città natale, fra le più belle del Mediterraneo, è un luogo nel quale l’arte si respira e si ammira ad ogni angolo di strada, un museo all’aperto, dove il mare fa da cornice a questa meravigliosa terra in cui si sono susseguite le più importanti civiltà mediterranee. Questa atmosfera mediterranea si coglie spesso nelle opere dell’artista, in modo immediato, e colpisce a una prima lettura dell’opera. Nelle sue tele ritrae la propria terra in un contesto fiabesco. Chi osserva i suoi dipinti ha l’impressione di sfogliare un libro di fiabe, dal quale viene attratto per la narrazione poetica, per le forme e per i colori brillanti. Pagina dopo pagina si viene proiettati e coinvolti nel mondo visto dall’artista.

Fin da piccolo amava aggirarsi e scrutare tra i reperti archeologici che il papà e lo zio restauravano; era incuriosito dal fratello che, a quel tempo, muoveva i primi passi verso l’arte pittorica dalla quale lui stesso era molto affascinato.

Il nonno, Francesco Schifano, ebbe tre figli Angelo, Giuseppe e Umberto; fu tra quegli italiani che, nel ventennio fascista, aderirono entusiasticamente a quell’avventura rappresentata intorno agli anni trenta dalla colonizzazione delle province dell’Impero, l’Etiopia, la Somalia, la Tripolitania, dove la famiglia Schifano si trasferì per lungo tempo nella città di Homs, presso la quale si trovavano le imponenti rovine di Leptis Magna e successivamente a Sabratha dove si compivano gli scavi per portare alla luce i resti del teatro antico. L’attività degli italiani in Libia in quel periodo proseguiva in modo intenso e fortemente subordinata all’ideologia nazionalistica nei decenni successivi. Nell’ottica del regime, le rovine erano considerate testimonianze tangibili della grandezza di Roma stessa nel territorio. Con l’indipendenza della Libia nel 1951 Francesco dovette rientrare in Italia con tutta la famiglia e i tre figli Angelo, Giuseppe e Umberto ebbero destini diversi in diverse località dell’Italia.

Giuseppe Schifano ebbe tre figli Mario, Ada e Francesco. Mario scomparso nel 1998 a Roma, è stato ritenuto l’esponente di spicco della Pop Art italiana e considerato l’erede di Andy Warhol.

Anche Umberto ebbe tre figli Aldo, Luciano e Claudio. Luciano viveva a Firenze, pittore di livello nazionale scomparso da poco, era un artista con un suo «ingenium creativo», che seguiva una ricerca appassionata e profonda della  propria personalità, evitando i richiami della notorietà.

Claudio, il più piccolo della famiglia, ha scelto di restare a Siracusa, compiendo anch’egli, in linea con la vocazione della “stirpe”, grandi passi nel campo artistico dove è apprezzato da un vasto pubblico di estimatori.

Ci sono al mondo persone che paiono recepire attraverso il proprio DNA qualcosa di indefinibile che le contraddistingue dagli altri, qualcosa che è comune a tutti i membri della stessa famiglia, che li rende unici e caratterialmente irripetibili, che pur tuttavia li fa sentire sodali dello stesso clan. E’ capitato così per intere dinastie di capitani d’azienda che sono stati sfornati da un unico ceppo, per generazioni di magistrati o di medici e, assai frequentemente, per vere e proprie stirpi di artisti, soprattutto pittori.

Ciò avviene a volte per spontanea propensione della psiche, più spesso per quell’involontaria emulazione che naturalmente si verifica allorquando si viene a contatto in giovane età con un parente stretto che appare ammirevole nella sua attività creativa, la cui quotidiana frequenza condiziona e influenza, specie se questo approccio si verifica nella prima età della vita, l’età degli eroi e delle pulsioni interiori, l’età della ricerca di una identità personale ancora tutta da conquistare.

Spunto iniziale delle sue interpretazioni è il fascino che Claudio Schifano prova per la terra in cui vive e lavora, fonte primaria dell’ispirazione artistica, attraverso la quale si intravede quella mediterraneità legata alle sue origini siciliane.

Le pennellate materiche e i forti contrasti tonali paiono congiurare per risucchiare l’anima del fruitore che si lascia avvolgere da quel mondo magico e reale al tempo stesso.

L’assoluto dinamismo che pervade l’opera dà il senso di una proiezione al di fuori dell’ambito materico della tela, con l’effetto di proiettare forme e colori che ciascun osservatore riesce a far propri, in nome dell’universalità di un forte messaggio d’Arte.

Luigi Matrone